Arroganza di classe

Leggo solo adesso che oggi ricorre il sedicesimo anniversario della morte di Giovanni Agnelli, il mitico “avvocato”.

Tutto ciò che appartiene alla Juventus per me è tabù, è bene ricordarlo! Tuttavia, come Gaetano Scirea, credo che l’Avvocato Agnelli faccia parte a pieno titolo della storia d’Italia e del calcio italiano.

Una storia, la sua, condita da grande cultura, eleganza, ironia, abilità, astuzia e, perché no, da quella proverbiale arroganza propria degli snob ricchi e famosi. Ma anche nell’arroganza, che da sempre ha fatto di quei colori calcistici la quintessenza del successo impoverito dallo spettro del sistematico favoritismo, quando è la classe a prevalere, ci si trova difronte a persone speciali, al cui cospetto molti dei loro eredi non meriterebbero neppure, per la loro pochezza, di vantarne la parentela.

L’Avvocato. Lui sì, molto più che un semplice Gobbo!

(photo: lamescolanza.com)

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Libera Chiesa in libero Comune

La presa di posizione (garbata e decisa al tempo stesso) del Vescovo d’Ischia, Mons. Pietro Lagnese, nei confronti dei Sindaci di Casamicciola Terme e Forio in relazione al diritto d’indicazione dei Parroci, rappresenta a mio giudizio un’iniziativa giusta, logica ed apprezzabile.

Non c’è bisogno di tornare indietro al 1861, rispolverando la citazione di Montalembert più volte mutuata da Cavour: siamo in pieno terzo millennio e se da più fronti viene fortemente rivendicata la laicità dello Stato, parimenti bisogna riconoscere che le ingerenze di un Amministrazione comunale sulle decisioni della Chiesa locale rappresentano ormai uno “ius” fuori dal tempo.

A mio giudizio, anche i diritti del Comune di Ischia sulla Parrocchia di Santa Maria delle Grazie in San Pietro dovrebbero in qualche modo essere oggetto di rinuncia. Ogni primo dell’anno, in una delle celebrazioni mattutine, il Parroco Don Agostino Iovene riserva correttamente il primo banco all’Amministrazione Comunale, che ritualmente garantisce una sua rappresentanza, quasi per consolidare tale status.

Spero vivamente che Mons. Lagnese rimanga inflessibile sul suo orientamento “politico” e che la sua tenacia venga premiata da un risultato che dia a Cesare quel che è di Cesare (non me ne voglia il grande imperatore per il paragone irriverente) e a Dio quel che è di Dio.

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Amore e amicizia, senza confini.
Buone Feste a tutti!

with the kreuzers

Il mio pensiero per queste festività 2018 vuole trasmettere a tutti Voi un’esperienza stupenda.

Quelli che vedete in fotografia, insieme a Catrin, Alessandro, Simone e me, sono i componenti della famiglia Kreuzer: nel dettaglio, Jeff, Jennifer, Talia, Ricci e Ava.

Dallo scorso 30 luglio, i Kreuzers hanno accolto Alessandro nella loro splendida casa di Columbus, in Ohio, senza conoscere nulla di lui se non che fosse un ragazzo italiano di buona famiglia e promettente giocatore di calcio, rendendolo immediatamente parte integrante della loro quotidianità: uno di loro a tutti gli effetti. E, cosa fondamentale, in modo del tutto disinteressato!

La forza dirompente del loro amore verso nostro figlio si è manifestata con puntualità in ciascuno dei giorni e delle occasioni vissute finora e si è contagiata come un virus verso chiunque, in questi cinque mesi, abbia avuto modo di conoscere Alessandro, amandolo (perché il voler bene non basterebbe al caso di specie), seguendolo e aiutandolo in mille modi. Nonni, zii, cugini, insieme a tantissimi altri parenti e amici, sono diventati un nuovo mondo di amore e amicizia ideale per farlo sentire a suo agio e crescere sereno, anche se così lontano da casa. Perché qui, ormai, lui E’ a casa. E oggi, questa sensazione incredibile, l’abbiamo veramente toccata con mano, venendo accolti in casa loro e nel loro mondo come se la nostra amicizia risalisse alla notte dei tempi e non a pochi mesi fa.

Oggi che la nostra family reunion a cavallo del Natale, qui negli Stati Uniti, ci ha offerto l’occasione di scoprire da vicino questa gente stupenda in una realtà più unica che rara, trovo che condividere con Voi questo esempio prezioso sia il modo migliore di augurarVi Buone Feste. Perché l’amore e l’amicizia possono essere ovunque, vicino o lontano: bisogna avere solo la fortuna di scoprirli e la bravura nel custodirli.

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Ischia, il Natale che non c’è ancora

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19 novembre: Natale si avvicina, ma eccezion fatta per il Comune di Forio (che comunque ha visto approvato dalla Regione il suo programma di eventi meno di una settimana fa e, di conseguenza, non potrà in ogni caso vantare grande anticipo nell’annunciarlo ai buyers turistici), anche quest’anno non si intravede lo straccio di una programmazione comune.

Al pari della Festa di Sant’Anna, evento ormai ridotto dai fasti d’un tempo alla programmazione last minute in stile matrimonio con i fichi secchi, gli appuntamenti che contano sono trattati al pari del sistema turistico locale (che non esiste), cioè… argomenti d’importanza relativa.

Intorno a noi, Salerno continua a crescere con le sue Luci d’Artista, San Gregorio Armeno è sempre più la tappa d’eccellenza europea del Natale (seconda forse solo a Rothenburg e ai mercatini tedeschi e del Trentino); e noialtri, che potremmo aggiungere al Natale anche le terme d’inverno e il piacere di immergersi in conche bollenti mitigate dall’acqua del mare (dimenticando solo per un attimo la rinomanza dei nostri stabilimenti termali pubblici e privati), ci ridurremo ancora una volta alla solita illuminazione kitsch con qualche orribile pupazzone metropolitano, al Bosco Incantato (che non mi dispiace, a dire il vero) e a quattro casarelle pressoché insignificanti disseminate lungo il centro del Paese.

Ma del resto, ‘o popolo è cuntento. Quindi, che ci danniamo a fare? Meno male che quest’anno, se Dio vuole, Natale lo passerò lontano da qui. Almeno il sangue mi si amareggia meno…

 

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Ben fatto, Eccellenza! Ma…

Don Gianfranco Del Neso

(il mio editoriale, pubblicato lunedì 15 ottobre su IL DISPARI, sulla vicenda di Don Gianfranco Del Neso)

Inutile dire quanto la notizia della sospensione dalle funzioni sacerdotali di Don Gianfranco Del Neso mi abbia colto in contropiede. Un fulmine a ciel sereno, specialmente considerato che egli sembrava ormai totalmente immerso negli esiti e nelle funzioni di un ministero svolto in modo più che diffusamente apprezzabile.
E’ vero! La vocazione di Gianfranco sorprese un po’ tutti, a suo tempo, forse anche la sua stessa famiglia. Il suo papà Giovan Giuseppe “il Presidente” mi onora della sua amicizia sin dai tempi dell’organizzazione della Festa della Vendemmia a Campagnano; e una sera, nel corso di una riunione nel salone di Salvatore Cuomo con gli altri amici della “Bocciofila”, ci diede questa notizia con voce commossa e senza minimamente nascondere le difficoltà di un cammino di studio teologico estremamente difficile, ma confidando che il figlio, determinatissimo in tale scelta, di certo ce l’avrebbe fatta. E fu giusto profeta!
Gianfranco mi ha sempre dato l’impressione di essere una persona pulita dentro e fuori, degno figlio di una famiglia di persone oneste e lavoratrici. Il suo sorriso genuino, le sue omelie quando, ancora diacono, si rivolgeva con affetto fraterno ai piccoli comunicandi presenti alla messa delle 12.00 alla Chiesa di San Pietro, il suo modo genuino di comunicare la parola di Dio in un linguaggio chiaro e digeribile e senza risparmiare esempi “terra terra” e qualche espressione in vernacolo, lo hanno reso presto un vero punto di riferimento per molti fedeli della sua (ormai ex) Parrocchia di Fiaiano, molti dei quali hanno trovato in lui conforto prezioso a circostanze di straordinaria gravità. Una di essi, nostra carissima amica, proprio poco fa ha confidato telefonicamente a mia moglie: “Per quello che Gianfranco ha rappresentato per me e la mia famiglia, lo avrei accettato anche da prete spostato con prole”. Ma purtroppo, anche le leggi della tanto vituperata Chiesa di Roma vanno rispettate! E sul celibato proprio non si transige.
Da persona pulita quale ha confermato essere, Gianfranco (che proprio da un mese a questa parte, più del solito, pubblicava sul suo profilo Instagram piacevoli immagini con passi del Vangelo quotidiano) non ha esitato a recarsi dal Vescovo Lagnese, manifestandogli il suo disagio per la situazione in cui è venuto a trovarsi, rendendosi conto di non poter tradire ulteriormente la sacralità del suo ruolo e l’affetto dei suoi parrocchiani. Chapeau!
Onore anche a S.E. il Vescovo d’Ischia, che ha raccolto tale disagio pur senza sottrarsi sia all’adozione di un provvedimento tanto duro quanto doveroso sia all’indifferibile necessità di comunicare tempestivamente la notizia alla comunità parrocchiale di (Don) Gianfranco, recandosi personalmente a celebrare la messa domenicale delle 11.00 in quel di Fiaiano e, successivamente, diffondendo un comunicato stampa dai toni chiari e degni di un ottimo padre di famiglia.
Questo è l’esempio che vorremmo sempre ricevere dalla Chiesa e da quella di Ischia in particolare! Ad entrambi i livelli (quello vaticano fino all’avvento di Papa Francesco e quello locale fino ad oggi), in circostanze del genere, i fedeli più assertivi (a differenza di quelli bigotti o con i paraocchi imposti dalla “setta” di turno) hanno dovuto sistematicamente lamentare l’assoluta indifferenza o mancanza di chiarezza da parte di chi era demandato a gestirle. Le vicende dei tantissimi prelati protagonisti in tutto il mondo di casi di pedofilia hanno cominciato a venire a galla solo grazie all’azione innovatrice dell’attuale Pontefice, dopo essere state sottaciute per decenni.
Io mi sento legato a quel genere di fedeli e, non a caso, ho puntato più volte il dito contro la Chiesa di Ischia guidata dal Vescovo Pietro, per il modo in cui ha scelto di porsi in due casi che, tuttora, meriterebbero maggior chiarezza: l’allontanamento dal seminario di Napoli dei gemelli Mancusi (due ragazzi nati e cresciuti sotto gli occhi di tutti noi con l’unico grande sogno di diventare sacerdoti) e la vicenda di Don Nello Pascale e Don Giovanni Trofa. Era il 10 ottobre 2015 (cfr. http://www.ildispariquotidiano.it/it/chiesa-amore-e-chiarezza/) quando scrissi un editoriale piuttosto marcato (che non fu l’unico) su questi due casi tanto unici quanto gravi e, a distanza di ben tre anni e pochi giorni, nulla è cambiato. Incontro talvolta Don Giovanni vestito di nero da prete (pur senza collarino ecclesiastico bianco) alla messa delle 19.00 al Buon Pastore, seduto sempre allo stesso posto, in fondo alla chiesa, come un fedele qualsiasi che partecipa all’Eucarestia. A volte, qui ad Ischia, scorgo anche Don Nello, sempre in abiti civili che testimoniano il suo attuale distacco fisico dal ruolo presbiteriale; meno i fratelli Mancusi, che mi risulta fino a qualche tempo fa vivessero nel Lazio, laddove –come accadde a Napoli- il loro cammino di preparazione teologica pare si fosse interrotto per “ordini dall’alto”.
Ben fatto per Gianfranco, Eccellenza, non avrebbe potuto comportarsi meglio! Ma adesso, La prego, ponga rimedio a queste due brutte storie, che proprio nel momento di grazia delle Sue Visite Pastorali nelle nostre parrocchie sarebbe un segnale di grande rispetto per tutti noi, oltre ad un autentico dono di Dio. Perché, come disse Gesù, “quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.

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