Contenti della Festa di Sant’Anna 2025?

Ho atteso tre giorni prima di commentare la Festa di Sant’Anna 2025, innanzitutto nel tentativo di metabolizzare l’auto-violenza nel seguirla in diretta tivù (essendo costretto a casa dalla mia convalescenza e non avendo granché da fare a quell’ora), ma anche per capire se e come la gente d’Ischia, già abbondantemente provata dalla disamministrazione corrente nel nostro Comune, interpretasse l’ennesima versione rabberciata e sottodimensionata dell’evento storicamente più importante ed atteso dell’intera stagione turistica isolana.

Partirò proprio dai commenti, da quelli della gente comune sui social finendo con i pareri dei miei più stretti congiunti: la serata di Sant’Anna è sempre più “l’incendio del Castello e i fuochi”! Bando alla vera tradizione, alla cultura locale, alle barche in sfilata, alla loro qualità, ai tempi d’attesa, alla conduzione, all’adeguatezza o meno dei giurati, alla coesione tra i Comuni e le località vicine e chi più ne ha più ne metta. Qualsiasi cosa accada prima di mezzanotte e dintorni conta poco, al pari dei ricordi di quello che un tempo succedeva a partire da almeno un mese prima del 26 luglio sotto il Castello tra i vari costruttori (rivali ma anche amici di sempre) e che è ben limpido nella memoria dei veri protagonisti viventi (e magari ignorati) della storia della Festa.

Agli organizzatori è bastato investire “quaccosa ‘e sorde” su uno spettacolo piro-musicale di tutto rispetto, richiamando in causa Ugo Lieto e famiglia (a volte ritornano), per mettere una pezza a un sistema fallace e scadente che non regge più, spazzando via quella visione innovativa radical-chic di sinistrorsa apparente tendenza (vivaddio) e assecondando ancora una volta quel che piace alla gente: festa, farina e forca. Puntualmente sono spuntati fuori i soliti noti, quelli sedicenti “noi a Sant’Anna ci siamo e ci saremo sempre” (ma poi perché?). Ma se volessimo essere attenti sul serio, dimostrandoci veri amanti eternamente e disinteressatamente innamorati della Festa, la nostra considerazione non dovrebbe accontentarsi di aver assistito ancora una volta allo “spettacolo”, commuoverci sulle note di Blue Dolphin all’incendio del Castello e ritornare a casa o all’ormeggio dopo i fuochi dandoci appuntamento al prossimo anno, “siddivò”, limitandoci a poche osservazioni sulle barche, giusto per gradire o per scrivere il post del giorno su Facebook.

Così come per tutte le altre problematiche importanti che riguardano la nostra comunità e che Enzo Ferrandino e compagni continuano ad affrontare scriteriatamente e senza alcuna prospettiva di crescita e miglioramento comune, dovremmo imporre con il nostro senso critico e, perché no, un po’ più di orgoglio ischitano a voce alta, che alla Festa di Sant’Anna come al benessere collettivo di quest’isola ormai allo sbando non si debba smettere mai di lavorare. MAI! Piuttosto che accontentarsi passivamente perché “tant’abbast”, si potrebbe e dovrebbe pretendere di più, affinché l’approssimazione imperante a tutti i livelli non riguardi più questa terra fin troppo martoriata dall’inadeguatezza di chi, con la nostra (anzi, Vostra) legittimazione elettorale, continua a svuotare tutto di senso, forma e sostanza.

Potremmo pensare in grande, ma forse non ce lo meritiamo!

(photo: Antonello De Rosa)

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