Grazie!

con mamma a salisburgo 2

In questa foto con la mia Mamma eravamo a Salisburgo, nell’agosto del 2000. Di lì a poco, Catrin ed io ci saremmo sposati e Lei era felice, forse più di noi, perché dopo sette anni di convivenza finalmente ci saremmo “sistemati”.

Quando se n’è andata, l’altroieri mattina, ho chiesto a mia moglie di ripescare questa foto nel nostro archivio, rispolverandola con non poca emozione. La ricordavo bene, perché fu scattata in uno dei momenti più felici trascorsi con Lei in quarantotto anni e cinque mesi; momenti, che per quegli strani, imprevedibili scherzi che ti gioca a volte la vita, negli ultimi nove anni sono purtroppo diventati meno frequenti.

Le rimproveravo sovente di non riuscire ad essere un po’ più obiettiva ed egoista allontanandosi da certi schemi, temendo -come poi è accaduto- che tranquillità e salute avrebbero potuto risentirne. Grazie al suo gentilmente e sistematicamente ignorarmi nel merito, ho capito che si trattava di una missione impossibile e, soprattutto, che anche la caparbietà è una caratteristica geneticamente trasmissibile. Aveva un carattere forte, mia madre. Proprio come me!

Non sono quel tipo di figlio che esalterebbe un genitore post mortem in tutto e per tutto: Lei era una donna tenace, dolce ma autoritaria al tempo stesso, con i suoi pregi, difetti, punti di forza e debolezza al pari di ogni essere umano. Tuttavia, ieri in Chiesa abbiamo ricevuto, noi familiari, un messaggio importante: un fiume umano di persone diversissime per età ed estrazione, pronto a portarci una testimonianza quanto mai univoca nei Suoi confronti. “Era una persona speciale, una signora d’altri tempi, mi ha aiutato“, sono le considerazioni che mi son sentito ripetere centinaia di volte in poco più di cinque ore dalla gente che ha SENTITO di partecipare, venendola a salutare per l’ultima volta.

Oggi che di mia madre mi restano i ricordi, le foto, gli esempi che ho condiviso con orgoglio e quelli che non mi andavano giù, voglio ringraziare proprio tutte quelle persone, a cui unisco coloro che con manifesti di partecipazione, un mare di fiori, decine di telefonate, telegrammi e centinaia di sms e post su Facebook, hanno provato a lenire il dolore di questi due difficilissimi giorni che -ne sono certo- non saranno certamente gli ultimi. Ma soprattutto, ringrazio il Buon Dio, perché comunque sia riuscita la mia “ciambella”, il merito è comunque di quella “fornaia” un po’ speciale, che insieme ad un padre che negli ultimi tre mesi ha saputo dimostrarci più che mai cosa sia l’amore vero, decise per il Suo tramite di darmi la vita.

Sono solo due giorni, è vero. Ma già mi manchi, Mà!

 

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