Uno come Rosario… felice come pochi

rosario

Uno come Rosario non poteva non ispirare amore ed affetto incondizionati. E questo non necessariamente per la sua naturale “debolezza”, ma per la gioia che riusciva a donare con le sue visite tanto puntuali quanto gradite.

Sentirmi chiamare “Carmine” (evidentemente l’assonanza delle sillabe gli rendeva più facile questa “interpretazione” del mio nome) mi divertiva, ma ormai era diventata una sorta di piacevole abitudine; al pari delle riflessioni sul Napoli, delle sue “benedizioni solenni” improvvisate su richiesta, dei riferimenti all’adorata Valentina e a “Liscia“, delle esibizioni con l’inseparabile armonica a bocca e della bottiglia di thé in frigo, sempre presente solo per lui perché il caffè “fa mà u’stò“.

Difficile spiegargli le assenze prolungate di Tony, di cui chiedeva il perché ogni giorno fino al suo rientro, magari con qualche parolaccia; splendido comprendere finalmente la sua definizione di “oggi” riferito al pomeriggio, perché “domani” era la mattina e andava dedicata -manco a dirlo- alla scuola, la sua passione di sempre che gli ha fatto incrociare due generazioni di studenti che l’hanno amato come uno di loro. Chissà, forse era anche questo modo scanzonato di vivere senza il senso del tempo che lo rendeva ancor più felice; felice come pochi, tra i “normali”, sanno essere. Impossibile, parimenti, dimenticare la sua mano stretta che, negli ultimi giorni, dedicava a chi voleva bene nonostante la sua atroce sofferenza.

Rosario, eterno “guaglione” di 59 anni, era una persona speciale e, per certi versi, un monito su quanto sia importante, molto spesso, sorridere di più alla vita.

Ciao, amico. Ti porto nel cuore!

 

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