Pubblicato da Davide Conte il 12 02 2012 in Blog

Gira e rigira diciamo tutti le stesse cose, sempre. “Ischia ha bisogno di una svolta, un cambio di passo” è la frase maggiormente ricorrente, specie a pochi mesi dalle elezioni. Politici e politologi della prima e dell’ultim’ora si dilettano nei salotti ischitani più o meno buoni a dissertare sui massimi sistemi della cosa pubblica, esprimendo valutazioni su questo o quel candidato oppure -cosa decisamente più interessante- su quegli aspetti inequivocabili della nostra quotidianità in cui Ischia dovrebbe necessariamente cambiare registro.
Una decina di giorni fa ho ricevuto i risultati di un sondaggio che ho fatto eseguire a mie spese, per cercare di capirci di più sul da farsi in vista delle elezioni del 6 e 7 maggio nel Comune di Ischia. Vi chiedo scusa se non ne rivelerò i risultati dettagliati, ma non mi va che chi non crede ai sondaggi (non tanto per il costo, ma forse per il timore degli esiti tanto scomodi quanto inequivocabili che ne conseguono) ne possa trarre indebitamente vantaggio. Porrò alla Vostra attenzione un solo elemento: il vero vincitore è… il 50% e più degli incerti.
Questo dato, che di sicuro non premia i cinque anni di amministrazione del sindaco Ferrandino, incapace di fidelizzare concretamente l’elettorato al punto da vedersi costretto ad allearsi con i cinque ottavi della minoranza, è sintomatico di quanto i nostri compaesani cerchino un’alternativa che, sino a questo momento, non è ancora comparsa tra i nomi e gli schieramenti che dovrebbero contrapporsi a Giosi e i suoi sodali. Ma intanto, il tempo passa inesorabile e ci si avvia ad aiutare il sindaco uscente nella sua politica al valium, pronta a far ripiombare il paese in quel sonno propedeutico alla morte che lo ha già avvolto nel corso del suo primo mandato.
E se è vero, com’è vero, che la gente continua indifferente a vivere la propria quotidianità, ignorando la famosa massima kennediana, secondo cui “se non ti interessi di politica, un giorno sarà la politica a interessarsi di te“, siamo proprio sicuri che questa necessità della “svolta per Ischia” sia realmente condivisa, o come al solito ci si ridurrà a un voto squisitamente clientelare o amicale o a favore del “più forte” che nulla ha a che vedere con le giuste prospettive per il Paese e che ancora una volta ci equiparerà a dei soldatini in fila indiana, diretti alle urne solo secondo il copione più conveniente?
Si sta rischiando seriamente di riconsegnare il Comune di Ischia a Giosi Ferrandino e compagni. Occhio!
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Pubblicato da Davide Conte il 28 01 2012 in Blog

L’essermi concentrato per quasi cinque anni sulle malefatte amministrative di Giosi Ferrandino e i suoi, mi provoca oggi una sorta di assuefazione naturale che rende meno clamorose le ultime scoperte di noi-minoranza nelle partecipate sull’orlo del fallimento, tra le magagne degli appalti dei lavori pubblici all’UTC, sul bilancio comunale sempre più disastroso. Ho denunciato questo assurdo modo di gestire la cosa pubblica per l’intero mandato, per cui non sono certo meravigliato di quanto sta accadendo e quant’altro scaturira’ ancora, anche grazie alle indagini della Magistratura tuttora in corso su vari argomenti.
Tutto cio’, in ogni caso, non puo’ e non deve distogliere l’attenzione degli addetti ai lavori (e perche’ no, della gente comune) dall’opera di costruzione di una valida e credibile alternativa al calderone PD-PDL per le prossime elezioni: un’alleanza (o meglio, accozzaglia) che secondo me ha ancora troppe falle (alcune delle quali difficili da tappare) che potrebbero addirittura comprometterla, almeno in parte, favorendo l’evolversi di ulteriori scenari.
Indipendentemente da quest’ultima considerazione, la vera alternativa (quella realmente considerabile tale dall’elettorato sia nel candidato sindaco, sia nella coalizione) non e’ ancora nata; ed e’ innegabile che il collante tra le varie anime contrapponibili a Giosi e compagni non e’ attualmente sufficiente a garantire una vera unita’ d’intenti, del tutto indispensabile per batterli.
Non voler stare da sempre con Giosi, al pari dell’essersene allontanati per scelta politicamente consequenziale ai recenti provvedimenti di esclusione, non puo’ e non dev’essere l’unica reason why della futura classe dirigente di Ischia: coraggio, propensione all’impopolarita’ e presa di coscienza dello stato comatoso della “cosa pubblica” restano requisiti difficili da reperire e, peggio ancora, da condividere.
Per di più, va ricordato che chiunque sara’ il prossimo Sindaco d’Ischia, dovra’ armarsi di sufficiente consapevolezza per calarsi, più che nel ruolo di primo cittadino, in quello di curatore fallimentare.
Al momento, credo in tutta onesta’ che un po’ tutti stiano andando in tutt’altra direzione. E la gente continua ad aspettare, speriamo non invano.
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Pubblicato da Davide Conte il 18 01 2012 in Blog

La tragedia della Costa Concordia ha messo a dura prova la sensibilità di ciascuno di noi. E per questo non intendo rimarcare nuovamente quanto è stato fritto e rifritto da qualche giorno a questa parte in tutte le “padelle mediatiche” che hanno riguardato l’accaduto all’Isola del Giglio.
L’aspetto su cui intendo soffermarmi, invece, è la consuetudine dell’italiano medio (in cui anche l’ischitano si incarna alla perfezione) di scatenare il proprio spirito critico e la conseguente miriade di giudizi (spesso affrettati) solo nell’imminenza o immediatamente dopo accadimenti del genere. Gli “inchini” delle navi da crociera sono sempre stati parte integrante del traffico crocieristico del Mediterraneo (e non solo); ma la percentuale di residenti indignati e di turisti tutt’altro che pronti a impugnare tele-fotocamere, cellulari e palmari per filmarli, ha sempre rappresentato una sparuta quanto ignorata minoranza.
Per restare poi vicino casa nostra, quanti sono i cittadini isolani o i politici allarmati per il gravissimo rischio idrogeologico sull’Isola d’Ischia? Beh, prima delle tragedie di Monte Vezzi e Casamicciola, non ricordo interventi rilevanti (non dico risolutivi) al riguardo. E a parte pochi fessi (chi vi scrive e Isidoro Di Meglio tra tutti), anche dopo tali sciagure non è che vi sia stata una particolare indignazione rispetto alla totale inerzia della Regione, che ancora oggi non ha mosso un dito per la partenza dei lavori di messa in sicurezza delle zone interessate.
Tornando alla “Concordia”, mi piace ricordare che all’epoca in cui ero Assessore con il Sindaco Giuseppe Brandi, accogliemmo positivamente un suggerimento di Giovan Giuseppe Mazzella “Mizar”, accordandoci con la Costa Crociere per un “inchino” nel passaggio della loro nave nel Canale di Ischia (passaggio già previsto dalla rotta ufficiale): a poche miglia dall’Isola, l’altoparlante di bordo annunciava ai passeggeri che di lì a breve la nave avrebbe costeggiato la splendida Isola d’Ischia, e che ai canonici tre fischi della nave, il Sindaco avrebbe ricambiato il saluto a nome dell’Isola con tre colpi “in bianco” dalla Collina di San Pietro. Un messaggio pubblicitario niente male e a costo zero, che ha inorgoglito molti Ischitani presenti a bordo e ignari di tale consuetudine.
Gli effetti della notizia clamorosa, dagli esiti preferibilmente commoventi, utile a puntare il dito contro questo o quello, colpevolizzando i malcapitati protagonisti ed esaltando le azioni esemplari degli eroi (o pseudo tali) di turno, si esauriscono puntualmente nel corso di un tempo medio di decantazione, talvolta con l’adozione di provvedimenti ad effetto che nulla hanno a che vedere con l’obiettiva necessità di sicurezza mai reclamata sino a quel momento, ma rispondenti esclusivamente alla logica del “è o’popolo c’a o’vvò“.
Ora mi chiedo: può l’errore umano o la mera fatalità condizionare negativamente l’indotto derivante da un settore così importante per il turismo, come quello crocieristico? Non mi pare che dopo i disastri ecologici in Nuova Zelanda o nel Golfo del Messico (giusto per ricordarne un paio) sia stata impedita la navigazione di cargo, petroliere e altre navi di ampio cabotaggio intorno al mondo. O che qualche assessore regionale all’ambiente, tutt’altro che zelante, sia stato chiamato a pagare i danni alle famiglie Migliaccio e De Felice per i cinque morti delle frane avvenute tra il 2006 e il 2009.
Qualche esperto del momento miracolato dalla politica (sempre per avvicinarci a casa nostra) ha dissertato su presunte scelte strategiche nell’aver rinunciato da sempre alle grandi navi per affidarsi a piccole realtà crocieristiche: per intenderci, quelle che di tanto in tanto ormeggiano al largo della Mandra e che, pur non disprezzandole, poco portano all’economia ischitana. L’accostamento al gatto che, quando non può arrivare al lardo, dice che puzza, vien fuori alquanto automaticamente. Ho sempre invidiato Capri e Sorrento per la loro capacità di riuscire a intercettare la sosta e le escursioni delle più grandi navi da crociera del mondo, pur non avendo attrattive e infrastrutture superiori alle nostre (che peccato essere andati a casa un anno prima, nel 2006). Così come rimasi sbalordito quando, in crociera con la mia famiglia qualche anno fa, nell’arcipelago Turks and Caicos, approdammo con la murata di dritta della “Costa Magica” ad un pontile apparentemente inconsistente a pochi metri dalla riva e dalla superaffollata spiaggia bianca, pronto invece ad accogliere anche due navi contemporaneamente (proprio come nella foto).
Un minimo di pianificazione (e in certi casi, anche un tantino di obiettività), senza per questo dribblare le norme in materia di sicurezza, consentirebbe indubbiamente valutazioni e determinazioni più assennate. Ad Ischia, per esempio, basterebbe far sostare le navi al largo della Baia di Sant’Anna, in piena sicurezza, prendendo tutte le precauzioni utili in materia di scarichi in mare ed evitando in tal modo ogni superflua dissertazione ambientalista, senza per questo rinunciare a una nuova, inestimabile fonte di guadagno per le attività locali, sempre più provate dalla recessione incombente.
Pensare, con competenza e assennatezza, lontani dall’onda lunga del clamore, dell’emotività e del populismo, di questi tempi è dote tanto rara quanto indispensabile.
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