Marina di Stabia: un gioiello da imitare

Dopo averci ormeggiato un paio di anni fa quando era stato appena aperto (quindi, con tantissimi servizi essenziali ancora work in progress), domenica mattina ho avuto il piacere di visitare il porto turistico di Marina di Stabia, in quel di Castellammare. E ancora una volta, ho dovuto cominciare a mordermi le mani.

Una struttura stupenda, tutt’altro che invasiva, che oltre a valorizzare non poco la zona circostante, ha creato un vero e proprio polo d’eccellenza meridionale all’insegna della modernità, dell’efficienza e della qualità dei servizi.

Novecento posti barca, ristorante sea view, circolo nautico con piscina, servizio di alaggio varo rimessaggio e cantiere di altissimo livello, area barbecue per gli equipaggi e mille altri dettagli, ne fanno la meta preferita della crema dei diportisti campani, annoverando anche v.i.p. del calibro di Lucio Dalla, Diego Della Valle, Massimo Boldi e numerosi altri.

Nel 2000, da imprenditore, presentai (ed è ancora agli atti del Comune, con tanto di autorizzazione ai fini doganali già rilasciata: lo vedete nel disegno) un progetto per 350 posti barca ad Ischia Ponte. Ma mentre dalle nostre parti imperano i vincoli, i signor no, i bastoni fra le ruote e le invidie ricorrenti, in piena zona archeologica la nostra vicina Castellammare di Stabia è riuscita nell’intento che, a parer mio, cambierebbe faccia all’economia del nostro centro storico e dell’Isola intera.

Nel progetto di Marina di Stabia, proprio come garantii io dieci anni fa (ma chi ricorda la mia conferenza stampa del 2000 al Ristorante Pirozzi potrà darmene atto), non c’è stato alcun bisogno di ricorrere a soldi pubblici: l’idea di un gruppo di solidi imprenditori stabiesi è stata sposata senza indugi da un pool di banche di prim’ordine, che oggi ne detengono il pacchetto di maggioranza.

A quando per uscire anche noi dall’impasse della nostra storica approssimazione?

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