Teleischia: solidarietà all’impresa, non alla testata!

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Non conosco con esattezza (mi informerò domani da chi ne sa più di me e di molti altri) i termini della graduatoria ministeriale che al momento (temporaneamente, secondo il comunicato ufficiale dell’emittente interessata) priva Teleischia della materiale possibilità di trasmettere, mancandole la posizione utile per il mantenimento della sua frequenza digitale terrestre. Un provvedimento del genere sa di incredibile, specialmente se si pensa all’enorme elargizione di fondi agevolati erogati alle emittenti televisive per facilitare l’abbandono del sistema analogico e rispettare la dead line imposta dalla Legge che, ironia della sorte, proprio dalla Campania iniziò le conversioni del sistema televisivo
di regione in regione.

E’ altrettanto impensabile, in uno Stato di diritto, che da un giorno all’altro un’azienda, florida o meno che sia, possa ritrovarsi privata del proprio diritto al libero esercizio. E sebbene esistano regole da rispettare, è altrettanto vero che la gestione della materia radiotelevisiva nel nostro Paese -prima e dopo la Legge Mammì- ha sempre fatto ridere i polli, favorendo furbi, furbastri e facoltosi e impedendo a chiunque altro di poter dire la sua.

Mi ritengo una persona coerente! E questo status, a cui tengo da morire, mi impone di non unirmi alla schiera di lecchini, parvenues e opportunisti di vario stampo che, tra i tanti, stanno facendo a gara ad inviare i loro messaggi di solidarietà in quel di Via Casciaro, con frasi stomachevoli che gridano allo scandalo o all’assurda privazione ai danni della nostra società del ruolo fondamentale di Teleischia nel panorama dell’informazione locale. Gli stessi “cultori della libertà e pluralità dell’informazione” che mai hanno scritto un rigo o sprecato una parola quando chi come me, a differenza di tanti altri personaggi che non hanno avuto la cultura, la prontezza, la libertà e i mezzi per difendersi dai soprusi di un modo più che discutibile di gestire una testata giornalistica televisiva che non rispettava le più elementari regole della par condicio e dell’informazione corretta, ha fatto sì che il reiterato negazionismo di Teleischia (che mi ha oscurato per anni nel mio ruolo di amministratore pubblico e parte politica) venisse dichiarato più volte FUORILEGGE e SANZIONATO CON FORZA DALLE AUTORITA’ COMPETENTI.

Aggiungo quale personalissima opinione e secondo la mia quasi trentennale esperienza nel settore della comunicazione, che il palinsesto di Teleischia non abbia mai espresso produzioni editoriali e pubblicitarie all’avanguardia, sia tecnicamente che nei contenuti, nonostante gli sforzi lodevoli di alcune delle sue maestranze.

Sento di esprimere la mia vicinanza ad un’impresa che senz’altro starà vivendo un momento di difficoltà e tensione, augurandomi che possa superarlo presto; prego affinché questa situazione, nel risolversi nel migliore dei modi, eviti che chi vive grazie alla retribuzione di tale azienda (equa o da fame che sia) si ritrovi dall’oggi al domani senza lavoro e -per chi non è più giovanissimo- senza troppe prospettive. Di certo, però, non provo alcuna difficoltà ad immaginare l’informazione ischitana senza Teleischia, o il mio televisore con il canale 89 oscurato. E dubito di essere il solo a pensarla così!

Scusate la sincerità!

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