Tutta la Chiesa come la nostra Diocesi: aspetta il nuovo timoniere

George W. Bush, Pope Benedict XVI

 

Proprio come la Diocesi di Ischia, oggi tutta la Chiesa cattolica è orfana della propria guida. Le dimissioni di Benedetto XVI, anch’esse pervenute per motivi di salute (nella speranza che sia il vero motivo di questo storico gesto), lasciano vacante il soglio di Pietro proprio come l’Episcopio ischitano.

Ero scettico su questo Papa tedesco definito da tutti estremamente conservatore e che, per portare un paragone un pò irriverente, ha accettato con coraggio di indossare la maglia numero dieci come fece Zola nel Napoli, cioé dopo il “Maradona” dei Papi. Oggi, mi piace ricordare quel suo scritto che mi ha conquistato ed insegnato a stimarlo, tratto dal quinto capitolo del suo “Gesù di Nazaret” (2007, Rizzoli): un libro che ho dovuto leggere in tempi tutt’altro che contenuti, pur di approfondire concetti affascinanti ma espressi in modo lontano dalla mia estrazione scolastica.

In Matteo la preghiera del Signore è preceduta da una breve catechesi sulla preghiera, che vuole metterci in guardia soprattutto contro le forme errate del pregare. La preghiera non dev’essere un’esibizione davanti agli uomini; esige quella discrezione che è essenziale in una relazione di amore. Dio si rivolge a ogni singolo, chiamandolo col suo nome che nessun altro conosce, ci dice la Scrittura (cfr. Ap 2,17). L’amore di Dio per ogni individuo è totalmente personale e ha in sé questo mistero dell’unicità che non può essere divulgata davanti agli uomini. Questa essenziale discrezione della preghiera non esclude la dimensione comunitaria: lo stesso Padre nostro è una preghiera alla prima persona plurale, e solo entrando a far parte del “noi” dei figli di Dio possiamo superare i confini di questo mondo ed elevarci fino a Dio. Questo “noi” risveglia, tuttavia, la parte più intima della persona; nell’atto del pregare, l’aspetto esclusivamente personale e quello comunitario devono sempre compenetrarsi, come vedremo più da vicino nella spiegazione del Padre Nostro. Come nella relazione tra uomo e donna esiste la sfera totalmente personale, che necessita dello spazio protettivo della discrezione, e al tempo stesso il rapporto a due nel matrimonio e nella famiglia per sua essenza include pure una responsabilità pubblica, così è anche nella relazione con Dio: il “noi” della comunità orante e la dimensione personalissima di ciò che si può comunicare solo a Dio si compenetrano nella vicenda. L’altra forma errata di preghiera, da cui il Signore ci mette in guardia, è il chiacchiericcio, il profluvio di parole, in cui lo spirito soffoca. Tutti conosciamo il pericolo di recitare formule abituali, mentre lo spirito è altrove. Raggiungiamo il massimo grado di attenzione quando chiediamo qualcosa a Dio spinti da un’intima pena o quando Lo ringraziamo con il cuore colmo di gioia per un bene ricevuto. La cosa più importante -al di là di tali situazioni momentanee- è però che la relazione con Dio sia presente sul fondo della nostra anima. Perché ciò accada, è necessario tener sempre desta questa relazione e ricondurvi in continuazione gli avvenimenti quotidiani. Pregheremo tanto meglio quanto più nel profondo della nostra anima è presente l’orientamento verso Dio.

Grazie, Papa Ratzinger!

 

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