Il dopo-Berlusconi non è mai iniziato

Il vero fallimento che da tempi non sospetti imputo a Silvio Berlusconi non è certo legato alle sue vicende personali e pseudo-sentimentali (queste ultime pur biasimabili, se vogliamo, quando fanno assurgere agli onori della cronaca la quarta carica dello Stato), ma è quello di non essere riuscito nell’intento di sburocratizzare il Paese, con le tanto sbandierate e auspicate riforme epocali che furono alla base della rivoluzione liberale lanciata nel ’94 con Forza Italia.

Dopo aver pagato la sua miriade di errori con la caduta da Premier, il Cavaliere aveva fatto illudere i suoi detrattori -e anche gli scontenti come me- sul possibile inizio di un nuovo corso, diffusamente riconosciuto nell’inizio del mandato del suo successore. Ma sappiamo tutti benissimo che se Mario Monti sta governando, lo deve solo ed esclusivamente al sostegno del PdL; ed è quindi legittimo pensare che il tutto passi per una serie di interminabili compromessi in cui, looking forward the rassemblement tra PdL e terzo polo sotto il segno di Angelino Alfano, si stia consentendo a Monti di metter mano a quegli interventi impediti alla maggioranza di centrodestra dallo stramaledetto rischio impopolarità, garantendo a Berlusconi di mantenere lo status quo su alcune questioni di fondamentale importanza non per il Paese, ma per sé e la sua erigenda coalizione.

Qualcuno si illude che Monti sarà il prossimo candidato al Quirinale 2013 (sarebbe, la sua, una carriera politica fulminante, non trovate?); io credo che il dopo-Berlusconi non sia mai iniziato e, con questi “chiari di luna”, vedrà la luce solo quando il Buon Dio lo deciderà. Intanto, prepariamoci ad un imminente ritorno al Mattarellum (quindi, collegi più ampi e listino a tre), agli amori vecchi e nuovi e… al ritorno di Silvio. Che in fondo in fondo, non se n’è mai andato. Anzi, per me (e non lo dico con gioia) punta al Colle più che mai, per buona pace di tutti gli alleati, vecchi e nuovi.

Fantapolitica? Ne riparleremo!

 

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