A fuoco lento, senz’alcuna reazione

crisi

Sono innatamente ottimista, ma questo continuo inneggiare al lavoro quale unica strada da perseguire per uscire dal tunnel della crisi (appello particolarmente ricorrente nel suo mandato da parte del Presidente del Consiglio in carica Enrico Letta) sembra quasi una sorta di canto del cigno, una nena a cui ci stiamo pericolosamente abituando.

Tutti, ovunque nel Bel Paese, continuiamo a subire di tutto, a sopportare i sacrifici più ardui, senza mostrare il benché minimo senso critico. Per molto meno (rincaro dei trasporti pubblici), gli studenti brasiliani stanno mettendo sottosopra un Paese intero, subendo le cariche violente dei corpi speciali della polizia carioca.

L’Italia, grande paese di santi ed eroi, non sembra ancora pronta a mostrare la sua giusta reattività rispetto a un periodo difficile che sta durando ormai da troppi anni. L’impressione è quella che, chiacchiere a parte, mentre l’agonia della Grecia è stata a dir poco fulminante, quella di casa nostra ci sta consumando tutti a fuoco lento, con una sofferenza lunga e lieve che tuttora non sappiamo quando e come mostrerà il suo epilogo.

 

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