Un italiano su tre non andrà in vacanza

E’ questo il verdetto della Federconsumatori, che probabilmente giustifica il fortissimo rallentamento delle prenotazioni per l’estate 2012 rispetto a quelle dello scorso anno. La crisi, le tasse (IMU in testa), lo spauracchio di spendere e, ultimo solo cronologicamente, il terremoto nella Bassa Padana, stanno scandendo step-by-step l’evolversi di una stagione turistica che si presenta difficile ogni oltre possibile immaginazione. Un albergo a Forio, fino a ieri, non aveva ancora aperto e una quarantina di dipendenti sono ancora a spasso e non sanno come sbarcare il lunario.

Se si continuerà di questo passo, specialmente con l’esasperazione di controlli anti-evasione che definire smodati è poco (mi risulta che in un noto ristorante di Roma, due settimane fa, siano stati effettuati dei controlli da agenti in borghese a persone ancora intente a consumare il loro pasto), la contrazione della spesa aumenterà a dismisura e, sinceramente, vista già l’attuale situazione, non oso immaginare quali potrebbero essere le conseguenze. I cantieri e i rimessaggi da diporto sono strapieni di barche che quest’anno non saranno varate per prudenza, oltre ad altrettante dalle rate leasing impagate, rimaste sul groppone delle finanziarie. In altre parole, tutti hanno paura ormai di tutto!

A quando qualche provvedimento per la crescita, Presidente Monti, o quanto meno un segnale di incoraggiamento per tutti?

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Il dopo-Berlusconi non è mai iniziato

Il vero fallimento che da tempi non sospetti imputo a Silvio Berlusconi non è certo legato alle sue vicende personali e pseudo-sentimentali (queste ultime pur biasimabili, se vogliamo, quando fanno assurgere agli onori della cronaca la quarta carica dello Stato), ma è quello di non essere riuscito nell’intento di sburocratizzare il Paese, con le tanto sbandierate e auspicate riforme epocali che furono alla base della rivoluzione liberale lanciata nel ’94 con Forza Italia.

Dopo aver pagato la sua miriade di errori con la caduta da Premier, il Cavaliere aveva fatto illudere i suoi detrattori -e anche gli scontenti come me- sul possibile inizio di un nuovo corso, diffusamente riconosciuto nell’inizio del mandato del suo successore. Ma sappiamo tutti benissimo che se Mario Monti sta governando, lo deve solo ed esclusivamente al sostegno del PdL; ed è quindi legittimo pensare che il tutto passi per una serie di interminabili compromessi in cui, looking forward the rassemblement tra PdL e terzo polo sotto il segno di Angelino Alfano, si stia consentendo a Monti di metter mano a quegli interventi impediti alla maggioranza di centrodestra dallo stramaledetto rischio impopolarità, garantendo a Berlusconi di mantenere lo status quo su alcune questioni di fondamentale importanza non per il Paese, ma per sé e la sua erigenda coalizione.

Qualcuno si illude che Monti sarà il prossimo candidato al Quirinale 2013 (sarebbe, la sua, una carriera politica fulminante, non trovate?); io credo che il dopo-Berlusconi non sia mai iniziato e, con questi “chiari di luna”, vedrà la luce solo quando il Buon Dio lo deciderà. Intanto, prepariamoci ad un imminente ritorno al Mattarellum (quindi, collegi più ampi e listino a tre), agli amori vecchi e nuovi e… al ritorno di Silvio. Che in fondo in fondo, non se n’è mai andato. Anzi, per me (e non lo dico con gioia) punta al Colle più che mai, per buona pace di tutti gli alleati, vecchi e nuovi.

Fantapolitica? Ne riparleremo!

 

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Governo Monti: era già tutto scritto?

Al fatto che sia in Italia, sia in Grecia, a risolvere la “crisi” sia stato chiamato un uomo Goldman Sachs appaia tutt’altro che un caso, si aggiunge la prima pagina de IL GIORNALE di cui sono venuto a conoscenza ieri nel corso de L’INFEDELE -trasmissione de La7 tutt’altro che di centrodestra- e l’articolo di Alessandro Sallusti pubblicato quest’oggi e che Vi ripropongo di seguito. Mi aspetto da tutti qualche doverosa riflessione.
Ecco il governo di larga (banca) Intesa Era già scritto: il ribaltone preparato in estate. L’ingresso in squadra di Corrado Passera cambia lo scenario: vogliono comandare anche dopo il 2013. Era tutto scritto: il ribaltone preparato in estate. La strana previsione di Passera: “A breve migliore gestione del paese”
Lo spread sale ancora, alla faccia di Monti & C. Pd, Udc e Fli esultano. Vendola fuori dal coro

di Alessandro Sallusti – 17 novembre 2011, 08:07 (da ILGIORNALE.IT)

I galletti che hanno prima minato e poi fatto cadere la maggioranza di centrodestra mi sembrano come i manzoniani polli di Renzo, che si beccavano tra di loro non rendendosi conto che stavano andando diritti nel pentolone.

Erano quattro, i polli, come gli attuali: Fini, Casini, Bersani e Di Pietro. Beccandosi fra di loro nel comune intento di fare fuori Berlusconi per prenderne il posto, sono finiti nel pentolone dei banchieri che se li cucineranno a fuoco lento. Dubito infatti che uno dei quattro leader dell’opposizione possa più aspirare a candidarsi per il dopo Monti.

Sono stati usati e lo saranno nei prossimi mesi per completare un piano che parte da lontano. Il 25 luglio (data emblematica) scorso il Giornale titolava così la prima pagina: «La trappola dei banchieri». Sottotitolo: «Contro Berlusconi, De Benedetti, Bazoli, Prodi e Passera sponsorizzano un governo Monti ».

Ricordo che il mattino successivo da Banca Intesa arrivò una secca e sdegnata smentita: ma che cosa vi inventate, noi siamo una banca non facciamo politica. Ovviamente nessun giornale riprese la notizia, il farlo avrebbe disturbato il piano.

Che da ieri si arricchisce di un tassello fondamentale: l’ingressoal governo di Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa. Ce la potranno raccontare in mille modi, ma nessuno riuscirà a convincerci che il primo banchiere d’Italia, con un reddito che ha anche superato i sei milioni l’anno, molli tutto per andare a fare qualche mese (al massimo 16) il ministro a 150mila euro l’anno. Va bene lo spirito di servizio, va bene salvare la Patria in difficoltà, va bene essere sobri, ma qui nessuno è fesso. Usciamo di metafora. Corrado Passera in cuor suo e non solo suo, punta diritto a essere il prossimo presidente del Consiglio, magari in coincidenza con il passaggio di Mario Monti al Quirinale (i tempi delle due elezioni coincidono).Con quale maggioranza? Non corriamo, c’è tempo. Fini, Bersani, Di Pietro e Casini lo devono solo accompagnare in questi mesi senza intralciare.

Il resto verrà da sé. Il centrosinistra insomma potrebbe aver già trovato il leader che cercava, anche se Bersani ancora non lo sa.

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