E se il tempo castigasse i personalismi?

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Angelino Alfano, parimenti a molti di quelli che lo circondano, non mi è particolarmente simpatico. Matteo Renzi è indiscutibilmente il principe dell’intraprendenza e dell’innovazione (almeno apparente) nella dialettica e nella proposizione politica. Entrambi, a dire il vero, sono accomunati da un gran senso di protagonismo e, se vogliamo, dalla necessità di emergere o -se preferite- galleggiare mantenendo un ruolo nel mare magnum della politica italiana.

La vita insegna che tutte le corde, troppo tirate, prima o poi si spezzano. Ieri sera, ascoltando le ultime notizie inerenti al possibile scisma nel PdL (di cui Alfano e gli altri “governativi” sono indubbi protagonisti) ed ai sondaggi in vista delle elezioni del nuovo segretario del PD, si è delineato davanti a me uno scenario immaginifico in cui il vice-premier siciliano e il sindaco fiorentino, seduti in terra l’uno accanto all’altro, si consolavano a vicenda: il primo, perché alla fine era la linea berlusconiana ad aver prevalso nel congresso nazionale, lasciandolo più isolato che mai sia dagli ex amici di centrodestra, sia dai volponi di centrosinistra con i quali compone l’attuale Governo; il secondo, perché sorprendentemente superato dall’outsider Cuperlo nella corsa alla leadership del PD.

Pensateci per un attimo: se questi due personaggi, il cui ego esasperato riesce a sopraffare ogni forma di moderazione, si ritrovassero povr e ‘ppazz dopo tanto casino, non potrebbe significare che qualcosa forse sta finalmente cambiando? O sarebbe solo l’ennesimo segnale che all’interno dei partiti nessuno ha intenzione concreta di abbattere gli obsoleti, tradizionali schemi di potere?

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Un Paese sempre più alla deriva

 

Che sia finita un’epoca e naufragato un progetto, l’ho scritto da tempo e non ho certo bisogno di ripeterlo oggi, unendomi alla lunga coda di giustizialisti, qualunquisti e mediocri a cui non credo di appartenere. Parimenti, è chiaro a tutti che oggi i sistemi politici e giudiziari italiani escono sconfitti alla grande, non fosse altro che per il reciproco servilismo cui sono assoggettati.

Questo vorticoso accanimento giudiziario rischia seriamente di elevare Silvio Berlusconi allo stadio di autentico martire. E sebbene anche questa sia una condizione decisamente esagerata (perché di cazzate ne ha fatte sicuramente tante), il leader del centrodestra avrà ancora una volta, grazie ai tantissimi suoi avversari nei vari palazzi che contano, l’opportunità di dire la sua in un panorama politico che, non riuscendolo a sconfiggere sul piano elettorale, ritiene molto più comodo affidarsi ai suoi vari scivoloni per tentare di eliminarlo dalla scena tramite la Magistratura.

La verità, però, resta una sola: questo Paese è totalmente alla deriva. E per riportarlo sulla giusta rotta, credo che ormai non ci sia bussola o gps che tenga!

 

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…e adesso sono tali e quali a PD e PDL!

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Voglio esprimere tutta la mia solidarietà all’amico Avv. Bruno Molinaro e, con lui, ai ragazzi del Movimento Cinque Stelle di Ischia, per lo smacco subito da parte referenti politici nazionali grillini. Comincerei proprio dai due onorevoli Luigi Di Maio e Angelo Tofalo, che un secondo dopo essersi fatti fotografare ad Ischia con tanto di disegno di legge in mano a mo’ di testimone, non hanno disdegnato di dichiarare che sarebbe stata la Commissione competente a decidere se proseguire o meno l’iter parlamentare del ddl (cfr. Huffington Post di sabato scorso). I contenuti del comunicato ufficiale del M5S, ripreso oggi dall’Ansa e dai principali media e che definisce “inconciliabile” la proposta ischitana, la dicono lunga su quanto la buona fede di chi lavora sul territorio venga poi strumentalizzata ad usum delphini da chi, eletto per grazia ricevuta, ha imparato molto presto a fregarsene delle istanze che provengono dalla gente comune. Altro che democrazia partecipativa…

Stento a credere, infatti, che i vari Goffredo, Iacono, Lutzu, Impagliazzo si siano mossi sulla proposta Molinaro nell’ambito dell’Urban Forum di sabato, senza aver sentito prima i loro referenti e incassando il placet di rito per proseguire nella loro iniziativa. E allora? O sono incapaci loro, o il verticismo del M5S ha assunto una decisione del tutto contraria al loro operato, prendendo tutti in contropiede ad effetto valanga, compreso il giovane vicepresidente della Camera ed il suo collega-accompagnatore.

Dopo aver presenziato e plaudito al convegno di sabato, oggi mi sento di affermare a chiare lettere (e spero che i fatti mi diano presto torto sull’argomento specifico) che i parlamentari del Movimento Cinque Stelle, sul problema demolizioni, sono entrati  a pieno titolo nell’ampia schiera di irresponsabili e traditori già foltamente popolata dai loro colleghi del PD e del PDL.

 

 

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